Keko Jony

Editorialista tossico de Il Medio

Classe 1968, nato a Gorizia durante una lite tra due baristi, Keko Jony è l’uomo che scrive come parlerebbe al bancone di un bar alle sette del mattino: con un rutto, una bestemmia e un insulto ai trapper.

Ex operaio di una fabbrica di antine a Cormons, vive nella sua Fiat Multipla e vanta un curriculum sentimentale degno di un film porno senza lieto fine: tre divorzi, tre figli e nessun rimpianto. Scrive per Il Medio dal 2017, dopo essere stato bandito a vita dal gruppo Facebook del Comune per aver definito un consigliere “una mozzarella con la licenza media”.

I suoi articoli sembrano usciti da una bocca impastata di sambuca e sigarette rosse. Il suo stile? Crudo, volgare, nostalgico e politicamente scorretto. Ogni pezzo è una sagra paesana in forma scritta, dove offende almeno tre categorie e riabilita concetti dimenticati come l’orgoglio maschio, la bestemmia artigianale e il bicchiere pieno.

Putiniano convinto, fumatore compulsivo e cultore della cultura da balera, odia i vegani, i francesi, i giornalisti col colletto alla coreana e chi dice “gender fluid” senza ridere. Non ha mai letto un romanzo, ma conosce a memoria tutti i dialoghi di “Cobra” con Stallone.

Tra le sue massime più citate:

“Scrivere è come fare l’amore: se non sudichi, lo stai facendo male.”

“Chi non bestemmia, ha qualcosa da nascondere.”

“Il politically correct è la sifilide del pensiero.”

La sua rubrica settimanale, “Sciacquone Libero”, è una discarica a cielo aperto di pensieri sporchi, paragoni sessuali, e nostalgie tossiche per un’Italia che non esiste più – o che non dovrebbe esistere ma lui la vuole lo stesso.

“Non voglio piacere. Voglio disturbare. Il Medio è casa mia, e le ciabatte sono rotte.”

 

     

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