Nuovi nomi, stessi soldi, stessi soggetti. La città applaude, i manifesti si appendono e le mani si sfregano
di Rebeka Tuma – Vice Capo Redattrice de IL MEDIO
Ci hanno raccontato che cambierà tutto. Che Gorizia dice addio a Step, che si volta pagina, che finalmente si entra in una nuova era delle affissioni pubbliche. E invece, spoiler: è la stessa merda di prima, ma ora con la glassa pordenonese sopra.
Ziberna, col suo sguardo da notaio esausto e la cravatta da inaugurazione di sagra, l’ha messa giù come una rivoluzione epocale: fuori la vecchia partecipata, dentro Gsm Spa di Pordenone. Una società che – dice lui – sarà più efficiente, più flessibile, più trasparente. Ma il concetto resta sempre quello: un altro carrozzone semi-pubblico che gestirà gli stessi servizi con le stesse dinamiche, gli stessi uomini riciclati e le stesse logiche da dopolavoro statale con grafica patinata.
“Ci compriamo un pezzetto di efficienza”, dice il Comune, sborsando 600mila euro per entrare in una società già incistata in mille altre partecipazioni. E la chiamano “strategia”. Come se ci fosse una regia. Ma la verità è che a Gorizia la regia è sempre quella: tenere tutto fermo, cambiare i nomi alle cose e raccontare che è innovazione.
La Gsm, tra l’altro, è la stessa che fa mille cose in Friuli. Gestisce cimiteri, parcheggi, tributi, rifiuti, affissioni, verniciatura dei tombini e forse anche l’umore delle segretarie comunali. È la Soluzione Totale del Nulla, perfetta per una città che vuole esternalizzare pure il senso del ridicolo.
Il passaggio a Gsm, con tanto di voto in consiglio, è presentato come un atto d’indipendenza. Ma è l’ennesima svendita mascherata da accordo strategico. “Con l’accordo potremo sanare questa mancanza” dice Del Sordi. Ma la vera mancanza è di spina dorsale. Perché nessuno ha il coraggio di dire che la gestione diretta dei servizi da parte del Comune è stata scientificamente smantellata, per affidare tutto a società esterne, con organigrammi opachi e consulenze a pioggia.
E la cosa peggiore è che il cittadino se ne sbatte. Finché trova il cartellone con la pubblicità del prosciutto affiancata a quella delle pompe funebri, va tutto bene. Non importa chi lo gestisce. Importa che l’illusione continui.
A Gorizia non si cambia mai veramente. Si ruota su se stessi. Come un cane che si morde la coda ma con 600mila euro in meno.
Affissioni, parcheggi, spazzatura: ogni settore è un microfeudo dove galleggiano gli stessi nomi da vent’anni, sotto diciture diverse. È la Transumanza della Partecipata, dove le stesse vacche cambiano solo pascolo.
E la morale è sempre quella: la merda è sempre la stessa, ma oggi la chiamano cioccolata. E pretendono pure che la mangi col sorriso.