Minkiate un tanto al kilo coi soldi dell’Europa per vendere aria fritta e fiorellini appassiti.
di Chri.Z. – direttore supremo de Il Medio
Il Sole 24 Ore – quel giornalaccio da manager in calzini colorati e con l’alito di prosecco stantìo – ha partorito l’ennesima classifica del cazzo. Una di quelle robe pensate per far sentire in colpa chi vive a Cinisello Balsamo e far esultare i pezzenti che campano d’apparenza. E, sorpresa delle sorprese, Gorizia risulta PRIMA città d’Italia per vivibilità giovanile. Prima, capite? Davanti a Milano, Bologna, Trieste, anche davanti a Pornello di Sotto, che almeno ha un nome sincero.
E qui, miei cari lettori, parte lo sputo.
I LOCALI? MORTI. E PURE I GIOVANI.
Partiamo da “Cultura e tempo libero”: secondo il Sole 24 Ore, Gorizia sarebbe seconda su 107 province per numero di locali e organizzatori di eventi SIAE in rapporto ai giovani residenti.
Ora. Qualcuno lì a Milano deve essersi bevuto l’intera cantina di Villa Russiz con dentro pure i tappi. Perché i locali a Gorizia non ci sono più, e quelli che resistono lo fanno con l’ansia di ricevere una visita della Muzzatti’s Squad, armata di metro laser, regolamento medievale e ganasce morali.
La verità è che la SIAE – che ormai è diventata un ufficio legale della mafia di stato (SIAE = Società Italiana Autorizzata Estorsioni) – ti tassa anche se scorreggi in do maggiore. Basta una radiolina, una fisarmonica scassata, o un boombox anni ‘90, e subito ti mandano il bollettino da 198 euro e 47 centesimi. La SIAE trasforma le sbornie in eventi, e gli eventi in occasioni di strozzinaggio legalizzato.
Poi, certo, ci sono “eventi”. Tipo la Festa della Scorreggia d’Autore, il Campionato Inter-rionale del Rutto, la Notte Rosa del Cavolo Verza, e altre oscenità folkloristiche organizzate da associazioni che di culturale non hanno un cazzo.
Provate a organizzare qualcosa di serio; che so, un concerto rock, un DJ Set come Dio comanda, una jam session blues con musicisti veri, quelli famosi. Tempo cinque minuti e arriva lo squadrone della morte municipale: Metro, Verbale, e Passivo-Aggressività. Vi fanno il culo anche se avete compilato nove moduli su otto previsti.
E il bello? I giovani, quelli veri, sono scappati. Sono a Berlino, a Lisbona, a Torino, a scavare tunnel nel dark web pur di non restare in questa versione depressa e ridotta della Berlino Est anni 70.
LAVORO PER GIOVANI? SÌ, SE TI CHIAMI MITHAIL O HU-JAN
Seconda presa per il culo: Gorizia quarta in Italia per trasformazioni contrattuali a tempo indeterminato.
Ma siete mai entrati in un ufficio interinale a Gorizia? È come entrare nel manicomio di Shutter Island: contratti di tre ore, cooperative che cambiano nome ogni sei mesi, laureati con master che si mettono in fila per un posto da netturbino a 600 euri al mese.
La realtà è che gli unici giovani con contratti veri sono quelli che lavorano per la ditta dello zio o del papà, e nove volte e mezza su dieci sono famiglie kosovare, serbe o albanesi che sì, si fanno il mazzo, intendiamoci, ma che hanno saputo prendersi un mercato mentre gli italiani erano impegnati a piangersi addosso.
I nostri ragazzi, quelli che si chiamano Cogoj, Bernot, Marega, Klaucic, Pahor… o fanno i rider per Deliveroo, o emigrano. Qualcuno si barcamena tra call center e stage da fame, qualcuno muore dentro al decimo concorso pubblico non vinto perché il posto è già stato assegnato al cugino del dirigente.
Ma sì, dite pure che Gorizia è la nuova Ibiza. Basta avere la faccia da culo e scrivere articoli finanziati col PNRR.
FARE FIGLI? E CHI SE LI Può PERMETTERE?
Terzo punto della classifica farlocca: a Gorizia si fanno figli prima della media nazionale. Evviva, che culo!
Ma scaviamo: chi li fa questi figli? Le italiane? Ma neanche per sogno. Tra precarietà, mutui, stipendi di merda e depressione da TikTok, le ragazze italiane non si possono permettere un figlio nemmeno sotto LSD.
A fare figli, a Gorizia, sono le donne straniere. Quelle che – a differenza delle italiane – hanno accesso a ogni tipo di sostegno sociale: bonus bebè, casa popolare, precedenza per gli asili, persino passeggini griffati dati dal Comune. E mentre loro possono permettersi di restare a casa con tre, quattro, cinque pargoli a giocare a Uno, le italiane devono spaccarsi la schiena in un discount da 800 euro al mese.
Il risultato? Le italiane si ritrovano a fare le zie fighe su Instagram mentre le famiglie straniere crescono, prosperano e si comprano anche il SUV che parcheggiano comodamente sul proprio posto auto del condominio ATER.
Poi ci si chiede perché i goriziani abbiano la gastrite cronica e votino con la bile.
IL COMPLOTTONE: GO!25, SOLDI, FUFFA E RAGGIRI
Ma perché tutto questo entusiasmo da festival delle illusioni? Perché, miei cari coglioni, gira tutto intorno a GO!25. GO!25, Nova Gorica e Gorizia Capitale Europea della Cultura, una roba che dovrebbe elevare l’area a “polo culturale transfrontaliero”, ma che nella pratica significa:
- tre installazioni fatte con lo scotch di carta,
- un paio di mostre del cazzo di artisti del cazzo dei quali non fotte un cazzo a nessuno.
- una valanga di fondi europei da spartire tra associazioni amiche, cooperative inutili, e qualche ente culturale parassita con il logo arcobaleno.
Ecco il punto. Lo studio del Sole 24 Ore non è un’analisi imparziale, è un megafono piazzato lì dalla Regione FVG che spera di vendere ai turisti un’immagine che non esiste.
In estrema sintesi Gorizia non è una città per giovani. È una città per vecchi tristi, stranieri con spirito imprenditoriale, e politici con la bava alla bocca per i fondi europei.
I giovani veri, quelli che suonano, amano, studiano, lavorano, bevono, falliscono, creano, litigano e poi ricominciano… quelli sono altrove. Dove si può ancora suonare senza permesso, ballare senza decibellometro, amare senza modulo C/17 bis.
Gorizia è viva solo sulla carta intestata del Sole 24 Ore. Nella realtà è un presepe senza Gesù Bambino, una balera col rossetto stinto, una tomba col Wi-Fi che non funziona.
E chi dice il contrario o è scemo, o è parte del teatrino.