Il giallo di Garlasco: quando speri che l’innocente sia il colpevole

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Un’indagine che divide, un verdetto che non convince, un sistema giudiziario che non risponde mai dei suoi errori.

di Christian Zuttioni

🛑 AVVERTENZE PER L’USO 🛑
Questo articolo non è adatto a educande, giudici permalosi, PM in carriera o criminologi da talk show. È un pezzo d’opinione, sgradevole, velenoso, e senza peli sulla lingua – perché di peli sullo stomaco ne abbiamo già troppi. Ogni riferimento a fatti, persone o istituzioni è fortemente voluto, cercato e pure goduto. Se ti senti offeso, probabilmente fai parte del problema. Non ci interessa la par condicio, non cerchiamo la verità assoluta e non pretendiamo di avere ragione. Pretendiamo solo che chi ha il potere lo usi bene – o lo paghi caro. I nomi citati sono pubblici, le sentenze pure. Le bestemmie istituzionali, invece, sono gratis. E se qualcuno minaccia querela, sappia che ci troviamo in redazione con una bottiglia di grappa. In sintesi: Non ti piace? Non leggere. Ti piace? Condividi. Ti indigna? Forse sei parte della fogna

Ogni volta che in televisione parte l’ennesimo teatrino del “giallo italiano”, mi viene voglia di prendere il telecomando e infilarlo su per il culo di qualche criminologo da salotto. Perché diciamolo chiaramente: il nostro sistema giudiziario è una gigantesca puttana in toga, un circo grottesco in cui la magistratura si comporta come un’elite feudale incartapecorita, immune da critiche, da responsabilità e da ogni cazzo di forma di decenza professionale.

Da settimane siamo di nuovo immersi fino alle ginocchia nel pantano mediatico del delitto di Garlasco. Il caso di Chiara Poggi. L’omicidio del 2007. L’ennesima fiction giudiziaria che rispunta come l’herpes a ogni cambio stagione. Solo che questa volta, a differenza di altre, provo qualcosa di nuovo: una rabbia feroce, bastarda, nera.

Perché mentre il caso viene rivoltato per l’ennesima volta, la verità si allontana e la nausea cresce. Io, pur essendo convinto che Alberto Stasi sia innocente, stavolta spero con tutto il cuore che sia colpevole. Sì, colpevole. Perché se invece fosse davvero innocente, sarebbe l’ennesimo, osceno, schifoso esempio di uno Stato che rovina la vita a un cittadino senza che nessuno paghi un cazzo per l’errore.

STATO DI DIRITTO, STOCAZZO!!!

La magistratura italiana vive in una bolla dorata, fatta di impunità, autoreferenzialità e stipendi da nababbo. I pubblici ministeri, in particolare, sono come piccoli dei senza barba e senza neuroni, che si aggirano per le aule con l’arroganza di chi sa che, qualunque stronzata dica o faccia, non subirà MAI nessuna conseguenza.

Indagano con l’entusiasmo di chi gioca a Cluedo, incastrano chi capita per non perdere la faccia, costruiscono castelli di sabbia su perizie farlocche e testimoni lobotomizzati, poi quando salta fuori che hanno preso un granchio… ops. “Errore umano”. “Valutazioni complesse”. “La giustizia ha fatto il suo corso”.

Sì, il cazzo. La giustizia ha fatto il suo corso come lo tsunami di Phuket.

E intanto, chi paga? Il cittadino.

Chi guadagna? Il magistrato, ovviamente. Che non solo non viene rimosso, ma spesso fa carriera, viene promosso, va in TV, tiene convegni sulla legalità, e magari si becca pure la standing ovation di qualche rincoglionito col diploma da educatore civico.

DA OLINDO A BOSSETTI, PASSANDO PER I POGGI

Di errori giudiziari ne abbiamo avuti a palate. E la lista non smette mai di allungarsi.

  • Olindo Romano e Rosa Bazzi: “Mostri di Erba”, dicono. Due confessioni registrate sotto minaccia, senza avvocato, con contraddizioni a valanga. Ma guai a parlarne. Perché se poi si scopre che erano innocenti, si fanno le brutte figura. E le belle facce dei magistrati, in Italia, valgono più delle vite degli innocenti.
  • Massimo Bossetti, il muratore di Yara: condannato all’ergastolo per un DNA che nessuno vuole riesaminare. Perché? Perché se lo rifanno e salta fuori che non è il suo, chi ci rimette? Il povero cristo? No: ci rimette il sistema. E il sistema è sacro. Il sistema non si discute. Il sistema si lecca.
  • Pietro Pacciani, che ci hanno messo vent’anni a riconoscere che non era il Mostro di Firenze. Ma nel frattempo lo avevano distrutto, umiliato, dipinto come Satana in persona. Chi ha pagato per quel disastro? Nessuno. Un innocente è morto nella merda, e chi l’ha accusato scrive libri.

E oggi abbiamo Alberto Stasi. Un ragazzo massacrato da perizie sballate, orari incongruenti, giudici che si passano il fascicolo come una bronza del barbecue, giornalisti che titolano “colpevole” già dal primo interrogatorio. Ed eccoci qui, a parlare di nuove indagini, nuovi indagati, di revisione del processo, quando il processo ha già triturato tutto quello che poteva triturare: dignità, futuro, giovinezza.

E allora lo dico: spero che Stasi sia colpevole. Perché se è colpevole, almeno un briciolo di senso a questa farsa lo troviamo. Se invece è innocente, vuol dire che:

  • uno Stato ha strappato dieci anni di vita a un cittadino INNOCENTE!
  • decine di magistrati hanno sbagliato senza pagare un cazzo.
  • migliaia di stronzi hanno costruito carriere sulla sua pelle.
  • i giornalisti sciacalli ci hanno fatto audience e soldi.
  • e nessuno, dico NESSUNO, a parte il povero Stasi, ci ha rimesso o ci rimetterà mai una beata minkia.

 

 

Se Stasi è innocente, io voglio vedere i PM al 41-bis, i giudici in ginocchio in tribunale a chiedere scusa, i consulenti tecnici a vendere rose agli incroci, e la pensione tagliata a tutti quelli che hanno firmato un atto processuale con leggerezza criminale.

Altro che responsabilità civile dei magistrati: qui serve la responsabilità penale, amministrativa, fiscale e morale.

Hai sbagliato? Paga. Hai rovinato una vita? Paga. Hai fatto finta di niente? In galera.

E poi c’è il circo mediatico. Il vero cancro. Quello che trasforma un omicidio in un talent show.

Criminologi da salotto che pontificano con l’aria da geni incompresi, mentre snocciolano teorie del cazzo senza uno straccio di coerenza logica, tanto per riempire il palinsesto. Gente che, se andasse davvero a lavorare, la prenderebbero a sberle già al primo colloquio.

E il pubblico? Beve tutto. Perché l’Italia ama i colpevoli. Ama le condanne. Ama il sangue. E se il condannato poi è innocente? Fa niente. “Male non fare, paura non avere”. Sì, e intanto ti ritrovi a impastare merda con i piedi dentro una cella di 8 metri quadri.

Questo Paese ha bisogno di una rivoluzione giudiziaria. Vera. Bastarda. Profonda. Non il contentino della cazzo della riformina Cartabia. Ci vuole una legge che spezzi la schiena al potere arbitrario delle toghe. Che imponga verifiche indipendenti su ogni errore. Che obblighi i PM a rispondere dei loro atti come qualsiasi altro lavoratore. Che stronchi l’idea medievale che chi indossa una toga è al di sopra del cittadino.

Perché oggi, in Italia, non è la mafia che ti rovina la vita. È il tuo Stato. Il tuo giudice. Il tuo PM. Il tuo cazzo di sistema giudiziario.

E quando uno Stato diventa il primo nemico del cittadino, allora non è più uno Stato. È un’azienda di merda con un pessimo customer service.

⛔️I VAFFANKULO UNIVERSALI™ ⛔️

VAFFANKULO ai PM che incastrano la gente per sport e poi spariscono quando sbagliano. Vigliacchi in toga. VAFFANKULO ai giudici pigri, che condannano per “sensazione”. La legge non è un quiz a premi, stronzi. VAFFANKULO ai criminologi TV, sciacalli in giacca che campano sui cadaveri. Vomitevoli. VAFFANKULO alle trasmissioni del dolore, che trasformano i morti in share. Andate affanculo a reti unificate. VAFFANKULO agli avvocati zombie, che non difendono: russano in aula. Peggio dei giudici. VAFFANKULO al CSM, che protegge ogni incapace. Tana di parassiti in incognito. VAFFANKULO ai periti fuffa, che trovano prove ovunque, anche sulla Luna. Ciarlatani forensi. VAFFANKULO ai giornalisti lecchini, che impiccano l’indagato al primo titolo. Poi “ops”. VAFFANKULO ai garantisti a targhe alterne, che piangono solo quando gli conviene. Ipocriti.


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