Disney spiazza il mondo con un Re Leone vegan, queer e decolonizzato. Boom di pachidermi, drammi psichedelici e un ippopotamo gender-fluid.
di Gina Lava
Nel tentativo estremo di intercettare ogni minoranza esistente, futura e ipotetica, la Disney annuncia la bomba arcobaleno del 2026: The Lion King 3 – Simba’s Coming Out. Niente reboot, niente remake: qui siamo oltre. Siamo nel pieno di una rivoluzione trans-specista intersezionale, dove la savana diventa uno specchio queer, vegano e patriarcidalmente decostruito.
Trama.
Simba, ormai padre di una legione di cuccioli avuti da Nala (con metodo classico, prima che tutto cambiasse), scopre che il suo ruolo patriarcale da maschio alfa lo opprime. La criniera pesa, la virilità stanca. Mentre morde l’ennesimo carciofo crudo – perché è pure diventato vegano – si guarda allo specchio d’acqua e si pone la domanda definitiva: “Ma io chi cazzo sono?”.
La risposta arriva con uno sguardo: Pumbaa. Il cinghiale è grasso, odoroso e tenero. Simba se ne innamora follemente. Pumbaa ricambia, si iscrive a una palestra, cambia dieta e – aiutato da uno scimpanzè psicologo amico di Timon – affronta la sua nuova identità sessuale tra sedute terapeutiche e danze libere sull’erba medica.
Nala, travolta da questa ondata di autodeterminazione, si scopre non binaria. Rinuncia ai figli e fonda la “Setta dei Figli di Greta”, dove insegna alla fauna della savana a non scorreggiare per non emettere gas serra. Risultato: esplosioni spontanee di gnu, zebre, elefanti ecc. in tutta l’Africa.
Timon, rimasto solo, cade nel baratro. Prima i funghi allucinogeni, poi il delirio mistico, infine la tragedia: si toglie la vita soffocandosi con la testa infilata nel culo di un ippopotamo pansessuale. Il gesto viene interpretato come protesta artistica. Ma è solo disperazione.
Indignazione globale.
Mentre social e genitori impazziscono, la Disney pubblica una nota rassicurante:
“Stiamo già lavorando per rappresentare al meglio tutte le sensibilità. Le nuove versioni dei nostri classici sono pensate per abbracciare ogni possibilità narrativa e politica.”
In esclusiva, alcune anticipazioni:
- Moana (Oceania) sarà una giovane ariana iscritta al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori. Niente oceano, solo Wagner e marce di oche in divisa.
- Mulan sarà un’inglese monarchica, adoratrice di Re Carlo e della torta al limone di Camilla.
- Tiana (La Principessa e il Ranocchio) diventerà una schiavista bionda e pallidissima in una piantagione di zucchero dove i ranocchi sono in catene.
- Pinocchio, interpretato a rotazione da Tajani e Conte e Landini, sarà PRO-VAX con grossi problemi ad indossare la mascherina a causa delle balle.
- Pocahontas sarà una transgender omofoba che disprezza gli uomini, le donne e i fruttariani.
- Hercules sarà una drag queen sposata con Filotete: insieme adotteranno il piccolo Ade, per salvarlo da una famiglia tossica e disfunzionale.
- Biancaneve È già stata rovinata abbastanza. Può anche bastare così.
- Cenerentola, infine, sarà interpretata da Giorgia Meloni nei panni di una giamaicana rasta, con spinello, tatuaggio del “Che” e impegno nella campagna di sensibilizzazione LGBT.
Coming soon, ovviamente.
Restate sintonizzati. La Disney non ha ancora toccato Dumbo, Ariel e Bambi. Ma qualcosa ci dice che Bambi sarà un antivax carnivoro negazionista dell’Olocausto e che Ariel scoprirà di essere un maschio islamico in cerca di cittadinanza italiana.