Il 13 luglio 2025, la Casa Rossa Arena si inginocchierà davanti alla trap del nulla: un insulto alla storia, all’intelligenza e alla vera cultura.
Avviso ai deboli di cuore e di cervello: Quello che segue è puro veleno d’autore, scritto col ghigno di chi si fa beffe del vostro politicamente corretto da quattro soldi. È satira, è provocazione, è il dito medio di Il Medio ficcato dritto nell’occhio dei piagnoni da social. Se ti senti offeso, toccato, sfiorato o minimamente turbato, il problema è tuo: noi non abbassiamo il tono, non chiediamo scusa e non rallentiamo per aspettare i ritardati emotivi.
Se hai ancora due neuroni funzionanti, goditelo. Se invece sei uno dei tanti cagasotto offesi professionisti, cambia sito e sparisci. Qui si insulta, si spara a zero e si gode. Altrimenti: vaffanculo.
E niente, siamo alla frutta. No, peggio: siamo allo scatarro in faccia ad ogni coglione di goriziano che credeva che GO!25 elevasse davvero Gorizia a città di cultura. Il 13 luglio 2025, Arena Casa Rossa di Gorizia verrà onorata dall’arrivo del re dei coglioni, Tony Effe, sovrano dei deficienti in Gucci, il poeta della catena d’oro e dell’autotune anche nel buco del culo quando scorreggia, il perfetto testimonial della deriva mentale.
I comunicati stampa lo incensano come un “evento imperdibile”. Certo, imperdibile come una diarrea improvvisa durante la recita natalizia all’asilo dei figli.
Dopo un 2024 “straordinario” Tony Effe atterra nel capoluogo giuliano forte del suo album “ICON”, un capolavoro di niente assoluto, condito da testi che fanno sembrare le scritte dei cessi pubblici alta letteratura.
Le hit come “MIU MIU” e “SESSO E SAMBA” hanno “scalato le classifiche”. Bravo, complimenti: è come vincere una gara di rutti in un centro sociale. Milioni di adolescenti rincoglioniti che ascoltano merda trap convinti che sia l’emblema dell’anticonformismo. Un grido rivoluzionario.
È questa la cultura che GO!2025 vuole promuovere? E chi sarebbero i curatori? I figli bastardi di TikTok e del neurone scappato di Forrest Gump?
Mentre in passato Gorizia partoriva uomini di pensiero, artisti, patrioti, oggi importiamo coglioni depilati con la faccia scarabocchiata, agghindati come Maria Assunta in Cielo da Monte di Procida, e cervello in svendita che gridano “Prada! Figa! Samba!” convinti di rappresentare il nuovo Rinascimento europeo… era meglio quando in Casa Rossa c’erano i carri armati.
Tony Effe vanta “1,5 miliardi di streaming” e “37 dischi di platino”. Ottimo. Anche il COVID ha fatto numeri da record, mica per questo l’abbiamo invitato a cantare. Basta una base reggaeton, una bestemmia non detta perché fa brutto nei post Instagram, una marchetta ai valori woke, e sei la nuova icona. Icona di cosa? Di come lobotomizzare due generazioni in una volta sola?
Gorizia, città di confine, città di cultura vera, città che ha conosciuto il sangue, il sacrificio, il dolore vero, ora si inginocchia davanti al trapper da centro commerciale.
Evviva. Sventoliamo pure le bandierine arcobaleno, mentre Tony Effe canta di puttane di lusso e rolex tarocchi. Poi magari, per gradire, uno spin-off su “Inclusività e Champagne”, con tanto di predicozzo di qualche nullafacente gender-fluid col culo al caldo nei fondi europei.
“Ospiti speciali da annunciare”. Sì, certo. Magari Baby K, Gigi D’Alessio vestito da trans balcanico e un prete gay a benedire il tutto. Sarà una fiera del degrado, un’orgia di idiozia impacchettata per far contenti i cretinetti del pensiero unico e le teste di cazzo figli di papà che credono di emanciparsi ascoltando un coglione che vomita parole di merda, con l’autotune, su una base ancora più di merda fatta al computer. MACHEFIGATA.
E non venite a raccontarmi che è “cultura popolare”. Questa è robaccia da TikTokati rincoglioniti, è veleno per menti deboli, è il simbolo della disfatta dell’Europa che sognava Dante e si ritrova a pippare coglioni stonati che abbaiano al microfono di come sculacciano la troia di turno (cit.).
E poi, diciamolo: quei rincoglioniti che verranno a Gorizia per Tony Effe, dopo essersi bombardati quei due neuroni rimasti e averli annegati nel Gin-Tonic, dopo aver smerdato peggio di un branco di gnu in transumanza, se ne torneranno a casuccia senza spendere una lira e senza aver capito un cazzo del significato di “Capitale Europea della Cultura”.
Nemmeno un caffè compreranno. Nemmeno un panino. Nulla. Solo piscio, vomito e stories di merda su Instagram.
Il 13 luglio, mentre i boccaloni urleranno i suoi testi di merda come fossero poesie di Neruda, le mura della Casa Rossa piangeranno sangue.
Ma va bene così: è il progresso, è l’inclusione, è il nuovo ordine arcobaleno dove chiunque abbia due neuroni funzionanti deve tacere e sorridere, mentre i cretini ballano nel loro stesso vomito.
Alla faccia di chi ha sputato sangue per costruire qualcosa di meglio.