Minaccia all’ANPI… sospetti sull’ANPI.

Militanti ANPI mentre appendono uno striscione firmato Casapound davanti alla loro stessa sede, tra una canna e una citazione di Che Guevara.
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Vecchio striscione “Fascista” ricompare dopo cinque anni. CasaPound se la ride e compatisce.
di Rina Passe
Lo striscione anti-ANPI ricompare magicamente dal 2020 e scatena il circo democratico. CasaPound: “Se l’ANPI ha bisogno di visibilità glielo regaliamo, ma basta figuracce”. E nel KBcenter parte la caccia al fantasma nero che non c’è.

Panico, sdegno e lacrime democratiche in Corso Verdi. Un pezzo di stoffa vecchio, con su scritto “ANPI difende i titini? Negazionismo & quattrini”, compare davanti alla sede dell’ANPI-VZPI al KBcenter. A firmarlo (o meglio: ad averlo firmato cinque anni fa) fu CasaPound. Ed è subito emergenza antifascismo, stile “Chi l’ha visto?” ma coi fazzoletti rossi e i comunicati fotocopia.

Subito parte l’allarme antifà: «Atto gravissimo! Violazione della sicurezza! Minaccia culturale!» grida la SKGZ, l’unione culturale slovena che divide l’edificio con l’ANPI. Uno scossone emotivo che, nel dubbio, sarà inserito tra i traumi da narrazione storica condivisa.

CasaPound smentisce in blocco, con tono che oscilla tra il perculamento e il fastidio:

«Lo striscione è del 2020, lo sanno anche i topi. Se volevamo colpire, lo facevamo in grande. Così è solo una buffonata.» E rincarano: «Ogni nostra azione è sempre stata firmata e rivendicata. Qui non c’è senso politico, non c’è stile, non c’è nulla. Sembra più una trovata di chi cerca visibilità, magari per vendere due tessere in più. O per ricordare all’Italia che esiste ancora l’ANPI.»

 

Il dramma: e se fosse stata ANPI a “minacciare” ANPI?

La domanda aleggia come una scoreggia in ascensore: se lo saranno portati da casa?
Perché, diciamolo, nessuno aveva più notizie dell’ANPI da mesi. La sezione goriziana sembrava in letargo, tra cene commemorative e assemblee con tre presenti e due termos di orzo caldo. Poi, puff: compare un vecchio striscione, gli animi si infiammano, si parla di fascismo, di titini, di convivenza a rischio.

Insomma, uno spettacolino da poveracci, ma con luci LED e fondale di valori costituzionali.

Il sentiment popolare è chiaro:
«Altro che intimidazione, qui siamo al livello “Cecot”, che chiedeva di convincere CasaPound a stendere striscioni minatori sotto casa sua per finire sul giornale.»

Il contesto: quando la Resistenza diventa cosplay

Il KBcenter ospita ANPI, SKGZ e altre realtà che vivono di memoria. E va bene. Ma quando il passato viene usato come burattino per attirare attenzioni presenti, si sconfina nel teatro dell’assurdo.

Uno striscione vecchio di cinque anni, ripescato da chissà dove, appeso senza testimoni, senza rivendicazioni, senza contesto, e subito parte il delirio:

«Minaccia! Intolleranza! Barbarie!». Come se si trattasse di un attacco hacker alla Costituzione.

E nel frattempo, nessuno che dica una parola sul contenuto: la faccenda dei titini e del silenzio ANPI su quelle porcate è vecchia quanto la democrazia italiana. Ma guai a parlarne.
Meglio piangere per uno striscione polveroso che discutere di Foibe.

CasaPound, magnanima, tende una mano: “Se volete vi organizziamo noi una veglia antifascista con buffet”

Il finale del comunicato è lapidario e lo riassumiamo così: “Comprendiamo l’ansia di non contare più un cazzo. Ma far finta di essere perseguitati per un pezzo di stoffa scaduto da cinque anni è imbarazzante. Tornate nell’oblio, che almeno lì non fate danni.”

Nel frattempo, nessun colpevole, nessuna telecamera, nessuna rivendicazione. Solo un edificio pieno di associazioni che si sentono sotto assedio dal vuoto che li circonda.
Qualcuno, forse, voleva solo riaccendere – a quanto pare non CasaPound – ed ha finito col piantare un altro chiodo sulla bara di ANPI.


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