Sinistra e quorum: cronaca di un suicidio con denuncia al becchino.

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Quando non ti vota più manco tuo cugino, inizi a voler cambiare la Costituzione. Tragicomico.
di Rebeka Tuma – Vice Capo Redattrice de IL MEDIO
Quando lo scrivevano loro, era “una garanzia democratica”. Ora che non vota più neanche il cane, è “un ostacolo alla partecipazione”. Signore e signori, benvenuti nel circo della sinistra italiana: pista unica, clownerie permanente, numero speciale: “Come sputare sull’antifascismo e chiamarlo progresso”.

Chiariamolo subito, per i più rincoglioniti: il quorum nei referendum abrogativi – quel famoso 50%+1 degli aventi diritto che devono votare affinché il risultato sia valido – non è stato inventato dai fascisti, né imposto da Putin, né voluto dai boomer della Val Brembana. È figlio diretto dell’Italia uscita dalla guerra, quella dell’antifascismo vero, dei costituenti, di quelli che credevano nel popolo ma non abbastanza da lasciargli fare cazzate a caso.

E quindi? Quindi mettiamo una soglia. Perché abrogare una legge non è come scegliere il gusto del gelato alla Festa dell’Unità. È una roba seria. O almeno lo era, fino a quando non è arrivata questa sinistra post-ideologica, pseudo-millennial, da loft romano e grembiulino arcobaleno, che ha preso il concetto di “partecipazione popolare” e lo ha trasformato in “voglio vincere anche se votiamo in quattro”.

Nel 2003, indovinate chi gridava “ASTENZIONE! ASTENZIONE!” come al mercato del pesce? Proprio loro: CGIL, DS, Margherita, Rifondazione e compagnia cantante. Il motivo? Il referendum non era loro. E quindi “è meglio non legittimarlo col voto”. Non c’era nulla di antidemocratico, all’epoca. Anzi, era una furbata strategica. Era politica matura. Era eleganza costituzionale.

 

Ora che invece il referendum è promosso da loro – che ormai valgono meno della soglia di sbarramento del Burundi – improvvisamente il quorum è il Male. È antidemocratico. È una barriera di classe. È patriarcale. È un attacco alla Costituzione. Prossimo step? Dire che è fascista.

Volete sapere quanto è disperata la situazione a sinistra? Basta vedere l’8 e 9 giugno 2025. Cinque quesiti, cinque schiaffi, quattro ridicoli e uno ridicolissimo (quello sulla cittadinanza “veloce” agli immigrati: tradotto, “se respiri e dici buongiorno diventi italiano”). Risultato: affluenza al 30,06%.

Ma invece di farsi un esame di coscienza o una bella tisana al cianuro, i nostri eroi che fanno? Protestano contro il quorum. Se ne escono con proposte per eliminarlo, modificarlo, abbassarlo, renderlo facoltativo. Cioè: “visto che non ce la facciamo più a portare la gente alle urne, eliminiamo le urne”. Geniale.

La cosa più tragica – o comica, fate voi – è che questi sono gli stessi che si riempiono la bocca di antifascismo. Che vanno in piazza il 25 aprile con le magliette di Che Guevara e le bandiere dell’ANPI, e poi sputano sulla Costituzione che quei partigiani hanno scritto. Perché il quorum è a tutti gli effetti un’espressione del loro tanto amato antifascismo, porca di quella troia costituzionale. È nato per garantire equilibrio tra popolo e Stato. Ma oggi la sinistra manco quello riesce a leggere: sono troppo impegnati a scrivere post indignati su Instagram mentre si fanno i selfie con gli arrosticini vegani.

Il problema vero è questo: non riescono più a vincere. E quindi vogliono cambiare il gioco. È la stessa logica che li porta a proporre il voto ai sedicenni (così almeno votano i figli dei collettivi), lo ius soli a cazzo di cane, il proporzionale con premio di autocommiserazione. Ogni volta che la realtà li prende a calci nei coglioni, loro non dicono “forse siamo noi a fare schifo”, ma “è il regolamento che è ingiusto”.

Già che ci siamo, e visto che a sinistra tutto si può cambiare purché torni utile, IL MEDIO propone tre nuove regole costituzionali:

  1. Referendum validi anche con l’affluenza dello zio Peppe solo se vota Meloni.
  2. Gli elettori di sinistra contano la metà, ma solo se piangono altrimenti il 30%.
  3. Il quorum si calcola in base a quante canzoni degli Ultima Frontiera hai ascoltato.

Il quorum, cari sinistrati, è il filtro che impedisce alla vostra demenza collettiva di diventare legge dello Stato. È antifascismo vero. È rispetto per il popolo, anche quello che vi schifa. Ed è l’unica cosa che, per ora, vi impedisce di trasformare l’Italia in una gigantesca assemblea di un collettivo autogestito con wifi gratuito, teatro partecipativo e case occupate per tutti.

Quindi fate pace col cervello – se ne avete ancora uno – e la prossima volta, invece di chiedere di eliminare il quorum, provate a convincere gli italiani che non siete degli imbecilli.

Spoiler: non ce la farete.


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