Province 2.0: la rivincita dei trombati, la sagra dell’inutilità, il trionfo dei fancazzisti
Di Christian Zuttioni
Siamo di nuovo qui. Con Calderoli, Fedriga, Roberti e la Pirovano che, come un Circo Barnum istituzionale, ci raccontano entusiasti che “tornano le Province” in Friuli Venezia Giulia. Oh, che meraviglia. Organi eletti direttamente, nuovi statuti, nuovi regolamenti, nuove funzioni. E, naturalmente, nuove poltrone. Perché il problema, in Italia, non è mai il numero di enti pubblici, ma il numero di culi da parcheggiarci.
Quindi, stanno tornando le Province. Quelle stesse Province che anni fa erano state date per spacciate, eliminate con urla di giubilo dai paladini della “semplificazione amministrativa”. Quelle stesse Province che, secondo la sinistra illuminata, erano carrozzoni inutili, enti intermedi da rottamare, relitti di un’Italia vecchia e clientelare. E invece no. Come gli zombie nei peggiori film horror, le Province stanno scavando dalle loro bare istituzionali, si rialzano, barcollano… e tornano a romperci i coglioni.
Questa volta con l’applauso del Senato, con la benedizione della Lega, con i sorrisi da chierichetti impomatati di Fedriga, Calderoli, Pirovano e compagnia cantante. “Un passo avanti importante per il Friuli Venezia Giulia”, dicono. Certo. Come no. Un passo avanti verso il precipizio del ridicolo.
UN RITORNO RICHIESTO DAL POPOLO? MA VAFFANCULO
“È un ritorno fortemente richiesto dal territorio!” – urlano dai banchi della maggioranza. Ma quale territorio? Ma chi cazzo vi ha chiesto di resuscitare le Province? I cittadini? Quelli che ormai non votano più nemmeno se li paghi?
La verità è semplice e marcia: le Province stanno tornando perché servono posti. Posti di potere per i cadaveri politici, poltrone per gli scartati di lusso, stipendi per gli eterni trombati, quelli che non ce l’hanno fatta né alle Comunali, né alle Politiche, né alle Europee, né alle Regionali.
La gente li ha già mandati affanculo una volta. Anzi, più volte. Ma loro niente. Tornano. Riciclati. Rigenerati. Come la plastica. Solo che inquinano molto di più.
DESTRA, SINISTRA: CAMBIANO I CULI, NON LE POLTRONE
E chi pensa che questa sia una porcata solo della destra, si sbaglia di grosso. Perché l’origine di tutto sta nella sinistra, nella mitica riforma Serracchiani-Renzi, quella delle UTI, le Unioni Territoriali Intercomunali. Una cagata spaziale venduta come modernizzazione ma in realtà pensata per fare l’ennesima marchetta a qualche amichetto in cerca di impiego.
La Serracchiani ha soppresso le Province non per snellire la burocrazia, non per restituire potere ai cittadini, ma per compiacere Matteo Renzi e i suoi deliri di onnipotenza riformista. Creando le UTI, ha solo messo un altro strato di merda sopra ad un sistema di merda, uno strato fatto di sigle incomprensibili, ruoli duplicati e dirigenti che non sapevano nemmeno da che parte cominciare.
E adesso? Adesso arriva la destra con la bava alla bocca e l’erezione da potere, e dice: “Torniamo alle Province”. Ma non perché hanno capito gli errori del passato. No. Torniamo alle Province perché così abbiamo altri assessori da inventare, altri consiglieri da piazzare, altri cazzo di dirigenti merdosi da strapagare.
LE POLTRONE SI CREANO, SI MOLTIPLICANO
La proposta di legge costituzionale – udite udite – introduce nuovamente gli enti di area vasta nella definizione degli enti locali. Ma la vera perla è questa: organi eletti direttamente dai cittadini.
Eh sì, perché la democrazia va rispettata. Peccato che qui non si tratti di democrazia. Qui si tratta di un gigantesco festival dell’ipocrisia, in cui i partiti politici vogliono rimettere in pista personaggi riciclati, morti che camminano che nessuno vuole più ma che – toh – troveranno comunque modo di farsi eleggere grazie a un bel sistema elettorale ad hoc, liste bloccate e candidati preconfezionati dai partiti come la pasta fresca nei supermercati.
E allora via! Sedi nuove da affittare, da costruire, da ristrutturare. Scrivanie nuove da comprare. PC, stampanti, mobili, segretarie, addetti stampa, autisti, addetti al cerimoniale, coordinatori, portavoce. Una fiera del cazzo, pagata con le nostre tasse.
IL DDL? UNA MINIERA D’ORO PER GLI ASPIRANTI NOBILI DEL NULLA
La legge dice che le Province potranno avere:
- Organi eletti direttamente
- Quote delle entrate regionali
- Competenze proprie (che nessuno ha ancora capito quali siano)
- Possibilità di gestire servizi, bandi, fondi, personale, territori
Traduzione: diamo più soldi e potere a gente che non ha mai saputo gestire nemmeno il condominio.
E intanto, i cittadini veri, quelli che mandano avanti questo Paese, quelli che lavorano, pagano, sudano e si rompono il culo per arrivare a fine mese, saranno chiamati a votare di nuovo, per scegliere fra il trombato delle Regionali, lo sfankulato delle Comunali, il rinnegato delle politiche e l’amico del cugino dell’ex assessore al niente.
E la domanda è una sola: PERCHÉ???
IL LAVORO VERO? NON GLI INTERESSA
Il Friuli Venezia Giulia è una regione che avrebbe bisogno di infrastrutture moderne, ospedali efficienti, scuole dignitose, trasporti civili, investimenti seri sul territorio. Ma no. La priorità è mettere a libro paga altri fancazzisti con la tessera di partito in tasca.
E guai a criticarli, eh. Perché se osi dire che è uno schifo, ti rispondono con frasi da manuale tipo: “È un ritorno della democrazia” o “Le Province sono fondamentali per garantire l’equilibrio tra territorio e Stato”.
Ma andatevene affanculo, voi e il vostro equilibrio. L’unico equilibrio che garantite è quello dei vostri culi.
UNA STORIA GIÀ SCRITTA: IL FUTURO È IL PASSATO CHE RITORNA
Già me lo vedo: dicembre 2025, titoli entusiasti nei giornali locali finanziati con contributi pubblici, interviste ai nuovi presidenti di Provincia, discorso di insediamento in cui si ringraziano i cittadini, la mamma, il partito e Dio, promesse di trasparenza, innovazione e contatto con il territorio.
Poi, dopo due mesi, tutto come prima: delibere scritte coi piedi, soldi spesi per cazzo di manifestazioni inutili, bandi pilotati, convegni sul nulla con buffet da 12mila euro, viaggi istituzionali a Bruxelles per “scambi di buone pratiche”, che in realtà sono vacanze mascherate con bottiglie di prosecco e foto su Facebook.
E NOI? NOI PAGHIAMO E TACCIAMO
Noi, poveri stronzi, dovremo pagarli. Con le addizionali IRPEF. Con le tasse sulla benzina. Con i tagli ai servizi. Con i bilanci comunali che saltano. Perché, come sempre, i soldi per questi carrozzoni arrivano sempre dalle tasche di chi lavora davvero.
E mentre loro si spartiscono le poltrone, noi ci spartiamo le briciole. Mentre loro inaugurano sedi istituzionali con tanto di fascia tricolore e banda musicale, noi andiamo a votare sapendo già che chi vincerà sarà LA MERDA CHE GALLEGGIA MEGLIO. Sempre lo stesso. Sempre la stessa merda riciclata in nuove forme.
L’ITALIA È UN PARADISO PER I PARASSITI
Le Province tornano. Tornano come tornano i calli ai piedi: fastidiosi, inutili, dolorosi. Tornano perché questo Paese ha smesso da decenni di premiare il merito e ha iniziato a premiare la fedeltà di partito.
Tornano perché la democrazia è stata trasformata in una recita di quart’ordine, un teatrino in cui i cittadini fanno finta di scegliere, mentre i partiti si spartiscono il bottino.
Tornano perché i fancazzisti hanno vinto. E finché li lasceremo fare, continueranno a moltiplicarsi come scarafaggi in un bidone della spazzatura.
Benvenuti nel 2026.
Benvenuti nella nuova era del FANCAZZISMO FVG.
⛔I VAFFANKULO UNIVERSALI⛔
Vaffankulo alle Province zombie. Nessuno le voleva, ora ce le ritroviamo sul groppone. Vaffankulo ai politici riciclati. Non li ha votati nessuno, ma tornano sempre. Vaffankulo alla “democrazia” delle liste bloccate. Scegliamo tra merda e diarrea. Vaffankulo a chi dice “lo vuole il territorio”. Il territorio vuole strade, non stronzi. Vaffankulo alla sinistra delle UTI. Cambiano nome, non l’inutilità. Vaffankulo alla destra col cazzo duro per le poltrone. Tutto per piazzare gli amici. Vaffankulo ai convegni sul nulla. Buffet da 12.000 euro e cervello spento. Vaffankulo alla “rinascita democratica”. È solo necrofilia istituzionale. Vaffankulo a chi va a votare sapendo già chi vince. Sempre la merda che galleggia meglio. Vaffankulo all’Italia che premia i parassiti. Lavori? Sei fesso. Rubi? Sei dentro.