Gubane sbagliate, presnitz confusionari, contesse stronze e maggiordomi schiavi: benvenuti nel nuovo inferno Disney.
di Christian Zuttioni
Sono cresciuto a pane e Topolino. E non lo dico per nostalgico vezzo da boomer rincoglionito. Lo dico perché da ragazzino, il settimanale con il topo in copertina era l’unica vera religione. Prima della bestemmia, prima della politica, prima del rock e del whisky torbato.
Topolino era ritmo, disegno, linguaggio, fantasia, quella dose settimanale di libertà che ti faceva viaggiare senza dover sopportare genitori, scuola e insegnanti. Era il Vangelo secondo Walt. Ora invece, è diventato il catechismo woke secondo Greta Thunberg e Elly Schlein.
Ebbene sì: ho riletto Topolino. L’ho fatto dopo anni, spinto dall’entusiasmo popolare che ha avvolto la città di Gorizia come un temporale di provincia: è uscita la storia ambientata proprio qui, nella nostra città. Titolo? “Zio Paperone e l’enigma del vecchio castello”.
Le copie sono sparite in 10 minuti come i cervelli quando si parla di cultura. E grazie alla Fidi (santa subito) sono riuscito a metterne le mani su una.
Errore fatale.
impressioni immediate:
- Sono troppo vecchio per leggere caratteri così piccoli. Non voglio pensare ai bambini con problemi di vista.
- Il giornalino ha perso consistenza, ha disegni più brutti, la carta (palesemente riciclata come Greta comanda) è simile a quella da culo e non ha nemmeno più quel profumo di stampa che aveva il sapore della cultura.
- I contenuti sono un letamaio di propaganda woke, proclami arcobaleno e un cazzo di valanga di slogan sulla cazzo di inclusività.
- TOPOLINO è diventato impalpabile, inguardabile e illeggibile.
La storia: una stronzata scialba, stiracchiata e inutile.
Scritta male, disegnata peggio, piena di errori. Uno su tutti – che ha già fatto bestemmiare goriziani e triestini – la vignetta della “Gubana” (confusa con il presnitz che è un dolce triestino): questa coglionata ha quasi scatenato una guerra fratricida tra triestini, goriziani e bisiachi. E la Dama Bianca? Una contessa puttana psicopatica avida e stronza: aveva un maggiordomo coglione che lei trattava come se fosse l’ultima merda. Alla faccia del tanto sbandierato patriarcato. E il coglione di maggiordomo vittima della contessa? Quello nascondeva indizi su una caccia al tesoro in SLOVENIA. Ma lo faceva millemila anni prima che anche solo nascesse la fottuta Jugoslavia.
Jugo e Slo? PUFF!
Dopo tutto lo sforzo fatto dai nostri “politicanti”, dopo anni di pompini istituzionali, sorrisi diplomatici (FALSI), di leccate il culo a Nova Gorica per accodarci al LORO grande risultato (eletta Capitale Europea della Cultura 2025), nemmeno un cenno alla città slovena, a parte un passaggio in piazza Transalpina, un cazzo di niente… per la Disney Nova Gorica non esiste… un salto indietro nel tempo di 80 anni.
E i dialetti?
Non un accenno al goriziano, al bisiaco, al triestino o al friulano o anche sloveno. Qualche mese fa ci hanno rotto il cazzo su tutte le tv, siti, radio e social con ‘sta genialata del Topolino tradotto in dialetto. Milanese, napoletano, catanese, fiorentino… tutti in fila a spellarsi le mani per la “cultura popolare”. Hanno scomodato pure professoroni universitari del cazzo e linguisti col culo quadrato per tradurre Paperone che dice “Oh bella!” o “Uè guagliò!”. Ma poi esce la storiella ambientata a Gorizia e, UN CAZZO. Niente. Tutto in italiano standard, come se in via Rastello parlassero con la dizione di Maria De Filippi. Allora, spiegatemelo, era così difficile fare una versione in dialetto nostro? Ah no, scusate: noi non abbiamo “appeal commerciale”. Non siamo abbastanza folcloristici per le menti illuminate del marketing Disney… FANKULO
CONCLUSIONE: TOPOLINO È UNA MERDA WOKE E L’ENIGMA DEL VECCHIO CASTELLO FA CAGARE
TOPOLINO è diventato un rotocalco da circolo ARCI. Propaganda woke travestita da fumetto per bambini. Un tempo era il vangelo settimanale per l’infanzia pensante, oggi è carta da culo riciclata infarcita di slogan sull’inclusività, con più arcobaleni che in un rave vegano.
E la decantatissima storia ambientata a Gorizia, una vomitata narrativa. Una cagata lucida, presuntuosa, scritta da qualcuno che Gorizia l’ha vista forse su Google Maps dopo tre birre alla canapa in bottiglie di vetro riciclato. Atmosfera zero, disegni da sagra della parrocchia e dialoghi scritti da un algoritmo dislessico.
Allora noi, bestie ignoranti de IL MEDIO, stupidamente ci chiediamo: ma… visto che Gorizia pullula di illustratori, fumettisti, grafomani e psicopatici armati di Photoshop, Illustrator, InDesign e CERVELLO, perché cazzo non si è pensato di coinvolgere LORO? I nostri ragazzi, le nostre scuole, i nostri talenti. Ne sarebbe venuta fuori una storia mille volte più viva, più coerente, più vera… GORIZIANA! E magari – udite udite – anche un po’ più rispettosa dell’identità e della storia delle DUE città CAPITALI EUROPEE DELLA CULTURA 2025. Non dovrebbe essere questo il concetto base della parola BORDLESS?
Forse no. Troppa fatica. Meglio pagare due consulenti linguistici per tradurre Paperino in catanese che ascoltare chi disegna ogni giorno e sa quello che fa.