Lo spot turistico regionale cambia in corsa: via la parola “aperitivo”, restano solo piazze vuote, spritz a 7 euro e cover band da incubo. E qualcuno si ostina a chiamarla “capitale europea della cultura”.
Di Christian Zuttioni
ATTENZIONE: Questo articolo contiene SATIRA, linguaggio volgare e verità fastidiose. Se sei un assessore, un barista che chiude alle 17 o un entusiasta del liscio, leggi a tuo rischio e pericolo. La redazione non risponde di reazioni isteriche, crisi d’identità o conati da provincialismo vergognoso.
Da qualche settimana, il Friuli Venezia Giulia, e in particolar modo Gorizia, è protagonista di un’operazione di marketing martellante su scala nazionale: uno spot televisivo, confezionato con la grazia di un volantino parrocchiale scritto sotto Lexotan, ci invita a visitare “tutto un mondo” e lo fa con la scenetta rinnovata della famiglia che abbiamo già imparato a conoscere nella precedente campagna.
Lo spot, ormai virale tra i più sarcastici, mostra sta famiglia in Friuli Venezia Giulia: il padre rincoglionito che fissa le montagne con entusiasmo da ebete sotto ketamina, la madre già sbronza propone cene sui colli, la figlia pandemico-sedentaria vaga per Gorizia deserta e il figlio scappa a Lignano gridando “festa!”. Tutti si collegano da luoghi diversi, finché la ragazza propone: “Aperitivo e concerto a Gorizia”, in una piazza vuota come le idee della campagna turistica.
Ed ecco il colpo di scena.
Nel giro di pochi giorni lo spot viene ritoccato. La parola “aperitivo” sparisce. Puff. Via come i treni per Trieste dopo le 21. La ragazza ora dice solo: «Concerto qui a Gorizia?!», con quel tono misto tra l’illusione e il trauma da realtà urbana. PERCHÉ? Cosa può mai essere successo? Cosa significa questa censura?
Perché è sparita “aperitivo”?
- Ipotesi 1: Il Comune si è reso conto che a Gorizia i bar la domenica sono chiusi. Già. Chiusi. La città dorme. Nessuno spritz, nessun mojito, solo saracinesche abbassate e silenzio radio.
- Ipotesi 2: Forse qualche funzionario ha pensato: “Se diciamo ‘aperitivo’, poi la gente arriva, si siede e scopre che uno spritz costa sette euro e la tartina è una fetta di cetriolo moscio su pancarré scaduto”. Meglio evitare cause legali per pubblicità ingannevole.
- Ipotesi 3: Magari la parola “aperitivo” è stata ritenuta offensiva dalla solita “Associazione Culturale Diversamente Allegri” che governa la città. Gente che se potesse, metterebbe la tassa sul sorriso e i dazi al 100% sui preservativi per le scopate al primo appuntamento.
La situazione, ad ogni modo, può anche peggiorare. Per esempio: quando la tizia dello spot capirà che a Gorizia non ci sono neanche i concerti?
Perché diciamolo: se si esclude la Festa della dell’alcool (Gusti di Frontiera), un paio di serate liscio e tre cover band di vecchi rockettari reduci degli anni 80, il cartellone eventi goriziano fa sembrare il palinsesto di Telepace una moderna Woodstock e se per caso qualche buon’anima riesce a raggirare qualcuno e spingerlo su un palco in città, o è una mummia riesumata da una cassapanca anni 70, o è una qualche merdaglia tipo Tony Effe.
In fin dei conti, non serve spremersi troppo. La chiosa rivisitata si scrive da se:
“Vieni a Gorizia, il posto più vicino del mondo a Nova Gorica”