Gli angeli non cantano, sbraitano. E lo fanno in do diesis sparato nelle chiappe alle 7.43.
Domenica. Giorno del Signore. Giorno del riposo. Giorno in cui il cittadino medio goriziano, devastato dal vinello da 3 euro bevuto al bar dell’ANMI e dal grappino correttivo tracannato come digestivo, cerca di morire serenamente nel proprio letto fino ad almeno le 10. Peccato che le campane del Duomo abbiano altri piani. E che piani. Tipo: trombare il timpano destro di ogni cristiano che osa desiderare un’ora in più di sonno.
“BONG. BONG. BONG.”
Le campane di Gorizia non suonano. Aggrediscono. Sono armi di distruzione di massa acustica. Se Saddam avesse avuto le campane di Gorizia, altro che guerra preventiva: gli USA sarebbero scappati a gambe levate con le orecchie tappate dai cotton fioc.
Ore 7.43. Tu dormi. Magari hai passato la sera prima in osteria a discutere di geopolitica con l’etilometro. Forse sei tornato a casa barcollando, hai pestato una cacca di gatto, hai vomitato nel bidet. Ma non importa: stai dormendo il sonno dell’ubriaco innocente. E proprio allora, come la vendetta divina di una Madonna col ciclo, parte il primo rintocco.
BONG.
Ti svegli. Non capisci se sei in chiesa o sotto un bombardamento NATO.
BONG.
Sussulti. Ti giri. La tua compagna ti insulta in sloveno e ti tira una ciabatta.
BONG. BONG. BONG.
È fatta. Sei sveglio. Hai il cervello che vibra come una lavatrice sbilanciata. E ti chiedi: perché?
IL MISTERO DELLE CAMPANE: PERCHE’ TANTO ODIO?
Dicono sia per “chiamare i fedeli”. Ma nel 2025, quali fedeli? L’unico fedele rimasto è Ciano Cogoj, 97 anni, che va a messa solo perché lì non gli fanno pagare il riscaldamento.
I giovani? Dormono.
I vecchi? Hanno perso l’udito nel ’43 sotto le bombe tedesche, le campane non le sentono neanche.
I turisti? Pensano sia una prova missilistica nordcoreana e prenotano il primo Flixbus per Lubiana.
Eppure il parroco insiste. Ogni domenica. Puntuale. Maledettamente puntuale. Come la diarrea dopo la salsiccia fredda.
LA TECNOLOGIA C’E’, MA NON LA USIAMO PER NON DISPIACERE A DIO (CHE COMUNQUE È SORDO DAL 1543)
In tutta Europa usano le notifiche. Messa alle 9? Ti arriva una push su Telegram. A Gorizia no. A Gorizia si martella il cazzo con le campane medievali da 8 quintali. E guai a lamentarsi.
Un ragazzo di Sant’Anna ha provato a scrivere un post su Facebook: “Ma non si può mettere un volume più basso?”
È sparito. L’hanno visto l’ultima volta trascinato nei sotterranei del Duomo da un sagrestano col manganello e l’aria di chi ha fatto il militare nei paracadutisti.
LA VERITÀ: È UNA GUERRA PSICOLOGICA TRA CLERO E LAICI UBRIACHI
Il vero obiettivo delle campane non è religioso. È sadico. È pedagogico. È una vendetta secolare del clero contro chi sabato sera ha bestemmiato all’osteria perché il Gratta e Vinci non ha pagato.
È una forma di penitenza uditiva. Non hai confessato i tuoi peccati?
BONG.
Hai detto “porco cane” davanti alla croce?
BONG.
Hai toccato tua cugina al matrimonio?
BONG-BONG-BONG.
PROPOSTE PER UNA DOMENICA CRISTIANA E NON INFARTUALE
- Campane in differita. Si registrano il sabato, e domenica si ascoltano a piacere su Spotify.
- Volume regolabile. Tipo sveglia: livello “preghiera” o livello “Armageddon”.
- Suoni alternativi. Al posto del rintocco, un messaggio dolce: “Cristo ti ama, ma puoi svegliarti anche alle 10”.
- Pianificazione democratica. Referendum popolare: vuoi le campane la domenica mattina o preferisci un rutto del Papa registrato nel 1978?
EPILOGO: GORIZIA, CITTÀ MARTIRE… DELL’UDITO
Nel frattempo, la città resiste. Si sveglia, bestemmia in coro, maledice San Giovanni e Santa Lucia (ironia della sorte, la santa della vista che rompe le orecchie), e si prepara per l’aperitivo delle 10:45.
Qualcuno dice: “Ci si abitua”. Altri replicano: “Ci si rassegna, che è diverso”.
E intanto le campane rintoccano. Lente. Precise. Implacabili.
BONG.
BONG.
BONG.
Dio è amore. Ma la domenica mattina a Gorizia, suona come un martello sui coglioni.